Uscire dal lavoro 5 anni prima per ottenere l’assegno pensione diventa più difficile o impossibile: la verità è questa

Uscire dal lavoro con qualche anno di anticipo presto potrebbe diventare davvero impossibile. Vediamo tutte le novità. 

L’uscita anticipata dal lavoro diventerà presto un lontano ricordo. Il Governo Meloni non sembra intenzionato ad agevolare troppi prepensionamenti e molti lavoratori dovranno restare alla scrivania ancora a lungo.

Perché i pensionamenti anticipati saranno sempre più difficili
Uscire prima dal lavoro sarà sempre più difficile – vivomilano.com

Brutte notizie per chi sperava di smettere di timbrare il cartellino 5 anni prima rispetto a quanto stabilito dalla legge Fornero. Nonostante il Governo Meloni sia – teoricamente – a favore delle uscite anticipate per favorire il ricambio generazionale nei luoghi di lavoro, nella pratica l’Esecutivo si sta muovendo, per necessità, nella direzione opposta.

Troppe uscite anticipate metterebbero in crisi il sistema. Ma soprattutto ci si è resi conto che mancano i giovani, manca la manodopera pronta a sostituire chi va in pensione. E questo problema nei prossimi anni peggiorerà ulteriormente a causa del crollo delle nascite ma anche della fuga dei ragazzi all’estero. Per il momento, dunque, il Governo sta cercando di evitare il peggio ma a farne le spese saranno migliaia di lavoratori che speravano di accedere alla pensione un po’ prima.

Addio pensione 5 anni prima

Brutto colpo per tantissimi lavoratori che speravano di riuscire ad andare in pensione con 5 anni di anticipo. Il Governo Meloni sta cercando di mettere un freno alle uscite anticipate. Vediamo cosa succederà.

Pensioni 2024
Il Governo Meloni mette un freno alle uscite anticipate dal lavoro (Foto Facebook @ Giorgia Meloni) – vivomilano.com

Addio al contratto di espansione. La misura introdotta nel 2019 sembra essere arrivata al capolinea: Giorgia Meloni e il suo team non sembrano intenzionati a riconfermare questa opzione anche nel 2024.  Il contratto di espansione era stato introdotto per favorire la “ristrutturazione” delle aziende in crisi evitando il fenomeno degli esodati.

In pratica, le aziende con almeno 50 dipendenti – in principio quelle con almeno 1000 ma poi si è andati via via a scendere – potevano mandare in pensione, su base volontaria, i dipendenti a cui mancavano massimo 5 anni dal raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia ordinaria o per la pensione anticipata ordinaria. Il lavoratore, in questo lasso di tempo, riceveva un assegno mensile pari a quella maturata al momento dell’uscita ordinaria e l’assegno, per tutto il periodo, era a carico dell’azienda. Non solo: durante questi 5 anni, in attesa della pensione di vecchiaia vera e propria, il soggetto poteva tornare a lavorare.

Ma il Governo Meloni ha deciso di mettere uno stop al fenomeno. Ora chi vorrà accedere alla pensione con qualche anno di anticipo potrà contare solo dell’Isopensione, su Quota 103, su Ape sociale o su Opzione donna. Queste ultime due misure, tuttavia, si rivolgono solo a lavoratori appartenenti a determinate categorie o invalidi almeno al 74%. Quota 103, invece, si rivolge a tutti e prevede il pensionamento a soli 62 anni ma bisogna aver maturato almeno 41 anni di contributi. Dal 2024 non sarà neanche molto vantaggiosa in quanto l’assegno previdenziale verrà ricalcolato interamente con il sistema contributivo puro.

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